Chi di noi, al supermercato, non cerca di stare attento alla provenienza del cibo? Chi non guarda se ci siano conservanti o altre sostanze chimiche? E chi non preferisce gli incarti riciclabili e senza plastica, i prodotti di stagione e a chilometro zero? Eppure, alla fine, non è detto che nel carrello della spesa ci vadano davvero cibi sostenibili e a impatto zero.
Ci sono purtroppo etichette ingannevoli: è sufficiente un incarto verde o la dicitura Bio per prendersi la fiducia del consumatore, che però in realtà poi si ritrova con prodotti che non sono davvero di questo tipo.
La Danimarca è il primo Paese che si prepara a lanciare sul mercato l’etichetta ambientale unica per gli alimenti in commercio: si tratta di un progetto del ministero per l’Alimentazione e l’Agricoltura, che ha già finanziato con un fondo da 1,2 milioni di euro. Il ministro Rasmus Prehn scrive a questo proposito: “La Danimarca deve avere la prima etichetta climatica al mondo sugli alimenti. Un marchio di cui potersi fidare, che dovrebbe aiutarci a fare scelte ecologiche quando facciamo acquisti. Il marchio deve essere semplice e facile da capire quando si va a fare la spesa al supermercato. E dovrebbe, per quanto possibile, basarsi sull’impatto climatico totale del singolo alimento lungo l’intera catena del valore”.
Non è la prima volta che si parla di etichette di questo tipo, basti ricordare Eco-Store, nata in Francia. I prodotti vengono suddivisi in cinque categorie, indicate da una lettera (dalla A alla E, con codice colore dal verde al rosso). Quelli con un impatto minimo sull’ambiente si meritano la A e una fogliolina verde, i meno green sono E e con fogliolina rossa. Eco-Store, però, era più che altro frutto di un’iniziativa privata. Il progetto danese ha invece la benedizione del Governo. Saranno comunque i singoli produttori alimentari a decidere se apporre la nuova etichetta ambientale.