Etichette Rfid: fondamentali in biblioteca

In una biblioteca diventa fondamentale l’apporto delle etichette Rfid. Per tanti motivi, come rintracciare un libro specifico, nell’inventario del patrimonio non solo cartaceo ma anche multimediale, nell’identificazione della persona (operatore o utente), che può quindi svolgere alcune operazioni in self-service, nell’antitaccheggio.

Ideale è la banda HF (13,56 Mhz) dell’Rfid passiva. In una biblioteca che muta aspetto e che diventa sempre più luogo di incontro e di scambio, non più solo di consultazione. In particolare, lo standard ISO18000-3 Mode 3 disciplina i sistemi RFID in banda HF con capacità di rilevazione potenziate in termini di velocità e anti-collisione, anche quando i tag sono posti uno sopra l’altro (in stack: si pensi ai fascicoli impilati oppure alle lunghe corsie di scaffali con i libri posti uno accanto all’altro): il concetto, ben sintetizzato nell’espressione “high-speed item level tagging”, è rivoluzionario nell’ambiente RFID, avvicinando le prestazioni della banda HF a quelle dell’UHF, tanto da arrivare con un’appropriata configurazione e architettura di reader e antenne a rilevare fino a 700 tag al secondo (nella precedente versione ISO18000-3 Mode 1, questa performance RFID giunge fino a 100 tag/secondo).

Lo standard ISO-18000-3 Mode 3 porta innumerevole vantaggi: più affidabilità grazie a un campo di lettura più stabile, veloce identificazione di tag sovrapposto in stack (documenti, pratiche, libri, polizze assicurative, carte da gioco, gettoni), maggiore velocità di identificazione, riduzione del costo dell’etichetta in applicazione item level tagging.


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