Le etichette del pane devono distinguere quello fresco da quello conservato

Dopo altri generi alimentari come riso, pasta, latte, è il turno delle etichette per il pane. in questo caso non un’etichetta che indica l’origine delle materie prima, ma un’etichetta che faccia distinzione tra il pane fresco e quello conservato. 

Il pane quindi che ha subito processi di surgelazione e congelamento o che contiene additivi chimici e conservanti non potrà essere più spacciato per fresco e dovrà obbligatoriamente avere un’etichetta con la scritta conservato, o “a durabilità prolungata”.

Al contrario la dicitura pane “fresco”, spiega la Coldiretti, potrà essere usata solo per quello che non è mai stato congelato o scongelato, e che non ha mai subito l’aggiunta di additivi e conservanti. Perché sia considerato fresco, inoltre, tra l’inizio della preparazione e la messa in vendita non devono trascorrano più di 72 ore.

Il nuovo decreto salva anche i pani della tradizione popolare italiana, tra i quali sei sono stati riconosciuti dall’Unione europea: la coppia ferrarese, la pagnotta del Dittaino, il pane casareccio di Genzano, il pane di Altamura, il pane toscano e il pane di Matera sono i prodotti registrati e tutelati a livello comunitario. Molte di più, ricorda la Coldiretti, sono però le specialità tradizionali censite dalle diverse regioni: come il “pane cafone” della Campania, così chiamato perché con questo termine erano chiamati i contadini al tempo dei Borboni; il “pan rustegh” della Lombardia, che giustifica il vecchio detto “pane di villano, rustico ma sano”; oppure ancora la “lingua di suocera” piemontese.


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