Etichetta dell’olio: cosa deve contenere, indicazioni obbligatorie e facoltative

Sulle etichette delle bottiglie di olio è purtroppo facoltativa la percentuale di acidità, che invece serve per sapere qual è il punto di fumo di un olio. Bisogna naturalmente saper leggere questa etichetta e sapere che se la percentuale di acidità è bassa, allora è un buon olio da utilizzare. Meglio un normale olio di oliva raffinato, con un punto di fumo più alto, magari addizionato con un pochino di extravergine, e per aggiungere gli antiossidanti che lo rendono più stabile alle ossidazioni. In alternativa, si può usare l’olio di arachidi, il cui punto di fumo supera i 210° C, oppure un alto oleico di girasole, che possiede tanto acido oleico, in grado di resistere ad alte temperature.

Oltre alla parte facoltativa, sull’etichetta dell’olio di oliva ci sono indicazioni obbligatorie da inserire. Le informazioni obbligatorie sono regolate da normative nazionali e internazionali e aiutano il consumatore a capire cosa sta acquistando; quelle facoltative aiutano i produttori a distinguere sul mercato i loro prodotti in base a purezza ed eccellenza.

Oggi, tra le indicazioni obbligatorie, ci sono i valori nutrizionali e il termine minimo di conservazione. Sono fondamentalmente otto i punti  che deve riportare una bottiglia di olio d’oliva: denominazione di vendita e origine, categoria dell’olio, quantità netta, modalità e tempo di conservazione, produttore e lotto, informazioni nutrizionali, indicazione della capacità di raccolta, informazioni non regolamentate. In questa categoria rientrano i cosiddetti ‘claims‘, quelli che coinvolgono maggiormente il consumatore e che rendono più appetibile un olio piuttosto che un altro. C’è comunque una norma comunitaria che regola anche questo tipo di pubblicità, a tutela del consumatore, che vieta indicazioni false, ingannevoli o non accertate scientificamente.


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